33) Fratellanza…

mercoledì 13 settembre 2017

Che bella questa canzone, sia il testo che la musica mi piacciono molto e devo dire, anche il video è molto significativo. Quando l’ho riascoltata mi si è aperto uno dei famosi “cassettini della memoria”, probabilmente quand’ero piccolo in una delle vecchie musicassette che avevamo in macchina c’era questa canzone.

Parliamo tanto di fratellanza, ma la realtà è che una volta pensato a noi stessi e, quando siamo particolarmente magnanimi, alle persone a cui vogliamo bene, degli altri ce ne freghiamo.
Il più delle volte non lo facciamo con cattiveria, non ce ne rendiamo nemmeno conto. Siamo talmente abituati nel vedere la morte in diretta da non fare più caso neanche alle catastrofi, ci sono ancora milioni di bambini di bambini che muoiono di fame anche oggi nel 2017, ma in fondo noi abbiamo avuto la fortuna di nascere con un tetto sopra la testa e con tre pasti al giorno garantiti (anche sei o sette per qualcuno), è un problema loro…
Anche senza guardare troppo lontano, quanti anziani rimangono soli, senza vedere nessuno per giorni?
Non possiamo fare grandi cose, ma questo non deve essere un alibi per fregarcene completamente.
Madre Teresa diceva: “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”.

32) Tornare a Piamborno

giovedì 7 settembre 2017

Già nell’entrare nel parcheggio della chiesa ho sentito dentro di me che sarebbe stata una serata particolare… Quante volte ci sono passato davanti in quasi dieci anni, senza avere il coraggio di entrare.
Non è facile tornare in un posto dove per due anni ti sei sentito veramente bene, semplicemente per paura che la nostalgia prenda il sopravvento.
Dopo tutto non ho mai nascosto di considerare i due anni di dopo scuola a Piamborno una delle fasi più belle ed importanti della mia vita, non solo per le tante persone che ho incontrato e che porto tutt’oggi nel cuore, ma anche per quello che ho capito grazie a quell’esperienza. Ho potuto sperimentare che nonostante la mia disabilità, io ero realmente in grado di poter aiutare i bambini e lo facevo veramente, non ero li tanto per passare il tempo.

Venerdì scorso quando il sipario si è aperto la nostalgia ha lasciato lo spazio alla pura emozione: poter raccontare, per una ventina di minuti, affiancato dal mio amico Nathan, il mio amore per la scrittura, è stato semplicemente meraviglioso!
Dico sempre che scrivere e presentare i romanzi, vuol dire trasmettere una parte di te alle persone che hai il privilegio di incontrare, beh, sono davvero felice di aver lasciato un pezzettino di me in un luogo dove ci sono persone che, anche a distanza di anni, sono riuscite a farmi sentire accolto e ben voluto. Grazie!